lunedì 16 dicembre 2013

Stamattina ho fatto la lezione

L’evoluzione bioculturale ha prodotto un essere aperto al mondo, privo di caratteristiche specifiche, generico e quindi più esposto.
L’uomo per secoli ha cercato far fronte alla paura generata da questa esposizione al mondo producendo forme di cultura basate su gerarchie di valore (noi loro),le comunità tradizionali ne sono l’esempio più chiaro.
 L’ imporsi della logica del valore di scambio ha scardinato l’universo di valori chiuso di queste forme culturali: la  logica del denaro non ha né limiti né confini,non li può avere, perché per essere tale ha bisogno di abbattere tutte le barriere (il denaro deve poter circolare liberamente).
Fa quindi assaporare all’uomo l’emozione dell’apertura primaria (avere di fronte un mondo aperto genera sì paura ma anche l’emozione meravigliosa di avere davanti ogni possibilità e di poter quindi scegliere) ma gli impone una libertà che esiste solo all'interno dalla sua logica.
È come se dicesse : tu puoi essere  libero e aperto  solo se stai al mio interno e accetti di produrre denaro ( Coi soldi puoi comprare tutto, ma solo se hai i soldi per comprare).
Qui sta l’ambivalenza della logica del denaro.
Il capitale rivela all’uomo che esiste la libertà dell’apertura, lo pone davanti a d ogni possibilità,  ma poi lo costringe sul suo percorso già determinato.
L’uomo in questa situazione sperimenta quindi la più grande libertà e la più dura repressione.
Ma all’uomo ormai è stato fatto assaporare il gusto della libertà e nel trovarsi di nuovo imbrigliato nelle logiche ferree del valore di scambio  si sente a disagio .
SI può trovare risposta a questo disagio cercando nuove forme di chiusura che ricreino la condizione noi-loro oppure  interrogandoci per scoprire  se ci siano altre strade possibili per trovarsi in una condizione veramente aperta in cui questa apertura, libertà,non ci faccia più paura

.Fin qui In sintesi e malamente la premessa tratta dall'ultimo saggio di fabrizio, da cui ne consegue:

Il movimento dei forconi, ma non solo, anche gli "antagonisti" o i seguaci di grillo ,ad esempio,  secondo me hanno scelto la via più semplice e quindi più dannosa per rispondere a queste domande.
Questi movimenti pur portando avanti istanze molto diverse tra loro hanno un tratto che li accomuna:ripropongono un universo di valori che si basa sulla divisione noi- loro, simile a quella dell vecchie comunità, ma ancor più pericoloso, perchè avvenendo all'interno del capitale, cioè di un mondo ormai globalizzato, non ha  un nemico certo (quello che sta al di fuori delle mura della mia città)   e la barriera noi buoni. loro cattivi, può essere tracciata ovunque e riguardare chiunque. Adesso tocca alla kasta, prima era toccato ai migranti ecc.
La cosa che mi fa più paura è che in questi movimenti  manca la voglia vera di guardare se "un mondo diverso è possibile" ma c'è solo il tentativo di spostare l'ago della bilancia e di riportarlo a dove stava prima della crisi. (Non vogliono dare risposte complesse)
Mi pare che i forconi non critichino la logica del capitale, ma vogliano soprattutto tornare alla condizione pre-crisi, quando anche loro possedevano il denaro per comprarsi la propria fetta di libertà. Poco conta, mi pare, che questa nostra libertà sia stata ottenuta privando gli altri (penso al così detto terzo mondo) della fetta di libertà a loro spettante. Non mi ricordo che fossimo in molti a piangere perchè per secoli abbiamo mangiato troppo privando altri del loro diritto al cibo, o magari abbiamo anche pianto, ma non abbiamo rinunciato ai nostri privilegi eppure sapevamo bene che la nostra libertà, stando  all'interno della logica del valore di scambio, sottintendeva la galera per tutti coloro che di questa logica non facevano parte.
Quando i movimenti antagonisti sventolano come una bandiera di libertà il loro " non vogliamo i sacrifici ma panettoni per tutti"  mi fanno una tristezza infinita, e mi pare di vedere un mondo diviso tra Berlusconini e Berlusconiani. Costa così tanto chiedersi se è davvero possibile avere tutti il panettone o se forse ormai siamo giiunti al momento in cui , forse, è meglio ridistribuire equamente tra tutti il pane rimasto?
Mi fermo qui, ma solo per ora, perchè mi sa che ormai su quello che sta capitando intorno mi ci sono un po' fissata.

16 dicembre 2013

sabato 14 dicembre 2013

Perché ho scritto "andate mo' a cagher"

Quand’ero una ragazzina, sull’autobus n 2 che ero solita prendere per andare in centro , alla fermata dopo la mia  spesso saliva un signore che allora mi appariva anziano. . Non si sedeva mai, stava aggrappato al corrimano vicino all’autista, e imperterrito dava il via a una lunga litania di recriminazioni. In questi giorni mi vedo un po’ così. Una signora grassa gonfia di malumore. “ho l’umanità in gran dispetto”
Questo pensavo
Il disamore generico, che mi fa somigliare all’omino del pullman, è scoppiato quando, passando da Lucca, ho incontrato un gruppo di persone, fornite di bandiere italiane, che facevano blocchi stradali per protestare contro la crisi e una classe politica corrotta .
Anzi,contro la classe politica corrotta, perché non facevano distinzioni di sorta, in quel loro credo, o dogma, dove alla parola politico si associa inequivocabilmente la parola ladro.
Ladri da mandare tutti a casa.
Questa l’origine del mio malumore, del bisogno incombente di mugugno.
Non mi piaccio quando sono così, pronta a litigare con chiunque, Spiffi il cane compreso, non voglio somigliare all’omino del pullman.
Per trovare pace e sorriso ho guardato fuori dalla finestra , montagne, neve e anche il sole.
Ho guardato anche il web. Mi sono imbattuta in articoli , analisi , dichiarazioni che mi hanno fatto incazzare ancora di più, ho deciso di scrivere.
Non è una analisi politica, né tantomeno sociologica, non ho sufficienti strumenti né tanto meno capacità intellettuali per farlo, è solo il tentativo di spiegare cos’è che mi turba, e tanto, in questi giorni.
Sono madre di una ragazza rom, marroncina di pelle, e tremo ogni qualvolta vedo lo sventolare del nostro(?) tricolore. Questa la tristezza da madre.
Ma non solo.
Ho letto diverse opinioni sul movimento dei forconi, compresa quella di guido viale che un tempo stimavo assai e quella di infoaut, ad esempio, che mi hanno fatto pensare (male) e innervosire molto.
Non voglio rubare una frase che è di mio fratello, ma vorrei davvero risposte complesse.
Non basta, non basta a me, che una protesta sia espressione di un disagio reale e condiviso, per farla diventare “giusta” , anzi SACROSANTA (che parola pericolosa!) al di là delle forme e dei metodi che assume.
Anzi, torno a ribadire che se spesso la forma è sostanza, in politica lo dovrebbe essere sempre. Così come non mi fiderei di un politico che parlasse di pari diritti tra i sessi mentre tocca il culo alle donne o urlasse “frocio di merda “ a un gay, non mi fido di un movimento che ha tra i suoi fondatori uno che fa dichiarazioni antisemite e tra i suoi seguaci anche esponenti della destra più estrema (per cui razzista e violenta).
Per me è sufficiente quello per farmi capire che non basta esprimere un disagio per essere dalla parte dei “giusti”, o per aver “ragione”, ma che quello che rende legittima una protesta sta proprio nel modo in cui si sceglie di esprimerla.
Sui massimi principi non è difficile trovarsi tutti d’accordo.
Anch’io voglio che tutti abbiano una casa, un lavoro, il diritto allo studio, alla sanità, ecc. È dalla rivoluzione francese che ormai son pochi quelli che non condividono “libertà uguaglianza e fratellanza”, eppure guerre ce ne son state  nei secoli che son seguiti, e anche stermini e regimi totalitari.
Allora si torna lì, non sono i massimi principi , bensì il metodo che si intende usare per perseguirli , a fare la differenza.
A me piace la democrazia. Come diceva Bobbio, con tutti i suoi limiti, la sua perfettibilità, la trovo comunque il sistema migliore di governo, per cui col cazzo che sono d’accordo con" tutti a casa". A casa i ladri, o i delinquenti, ma i politici non sono tutti così, e stava a noi, esercitando il diritto di voto, decidere chi poteva governarci e chi no.
Invece son stati proprio gli stessi movimenti  che inneggiano alla rivolta , qualunque essa sia, a sputare per primi su quel nostro diritto al voto che tanto era costato riuscire ad ottenere . (Se si pensa che le donne in Italia hanno avuto il diritto di voto solo dopo la seconda guerra mondiale!)
Si inneggia alla rivolta dicendo che al di là delle infiltrazioni mafiose e le derive populiste (ma come si fa a dire al di là?, mica son quisquilie e bazzecole) perché finalmente il popolo vuol partecipare. E invece io dubito.
Non credo che questo generico popolo voglia partecipare. Avevamo uno strumento di partecipazione meraviglioso, che era non solo il voto, ma anche poter partecipare ai consigli di quartiere, alle assemblee cittadine etc, fino ad andare a vendere i giornali porta a porta per poter ragionare coi nostri concittadini e non ne abbiamo approfittato. Anzi, c’ha fatto abbastanza ripugnanza farlo. A nostra giustificazione portavamo il tanto a che serve , loro son tutti uguali. A parte che non credo sia vero, ( la sanità pubblica in toscana  non sarà perfetta ma sicuramente è abbastanza buona,) comunque mi chiedo, se “loro son tutti uguali” noi invece come siamo? E quando l’onestà che ci attribuiamo in quanto comuni cittadini si trasforma nel mangia mangia dei politici? Se mandiamo a casa indiscriminatamente tutti i politici, chi mettiamo al loro posto? Ci andiamo noi, la gggente qualunque, ma cosa ci assicura che noi siamo così diversi da loro che quando da comuni cittadini diventeremo a nostra volta politici saremo esenti dalla furfanteria?. Questa distinzione “noi loro” non è una cazzata, ci si son basate da secoli tutte le civiltà, noi siamo buoni, loro cattivi, e giù con le guerre.
Allora forse invece che tutti a casa dovremmo imparare a distinguere tra chi fa politica con onestà, ricordandoci comunque che politica è anche capacità di mediare , e chi no. Partecipare, appunto, scegliendo, proponendo, controllando.
Invece in molte dichiarazioni di questi del “movimento” sento dire che son anni che non votano,che non si occupano di politica. Allora scopro che il mio giramento di palle, che mi fa “bofonchiare come l’omino del pullman” sta proprio lì.
Questi non vogliono partecipare, vogliono visibilità.
Abbiamo barattato la fatica del partecipare (di esserci quindi) facendo politica attiva , con l’acquisto e il consumo, perché  il possesso di determinati beni  ci dava l’illusione non tanto di esserci, ma di essere visibili. Venendo a mancare le  possibilità economiche  cerchiamo visibilità scendendo in piazza, urlando tanto più forte quanto più i si avvicinano le telecamere
Con questo non voglio dire che la rabbia di chi si ritrova a 50 anni senza lavoro non sia legittima o sia una cosa da sottovalutare, dico solo che le forme che prende questa rabbia quando non mi appaiono sterili mi sembrano molto pericolose.
Anche la rabbia del popolo tedesco,piegato dagli accordi di pace dopo la prima guerra mondiale, era legittima, ma non credo si possa ritenere legittimo l’odio contro gli ebrei che è stato il facile catalizzatore di quel malcontento . 

14 dicembre 2013