lunedì 3 febbraio 2014

Offese


Ieri sera, prima di andare a dormire, ho letto alcuni commenti seguiti a questa dichiarazione fatta da un responsabile delle comunicazioni del movimento 5 stelle che invece di condannare duramente i post di chi inneggiava allo stupro della Boldrini, rispondeva usando lo stesso stile machista “tranquilla, non ti trombiamo perché sei intrombabile.
Con mia grande tristezza ho constatato che anche molti simpatizzanti del movimento in un modo o nell’altro cercavano di giustificare quei post  o di ridurne la valenza (per me estremamente negativa), sostenendo che nella disputa ci sta di scadere nelle offese e così come si può dire, ad esempio ,“il budello di tu’ ma’” o “pezzo di merda”, si può anche augurare lo stupro.
Tutt’al più si pecca soltanto di maleducazione e niente altro e inneggiare allo stupro non significa essere dei potenziali stupratori.
Io invece credo che anche nella scelta delle  offese ci siano profonde differenze.
Anch’io penso che tra dire e il fare ci sia una profonda differenza , purtroppo però certi “dire” hanno comunque una grande pericolosità, quindi ieri sera  ho sintetizzato il mio pensiero postando queste poche e banali parole :
“Per me chiunque pensi alla propria fava come a un'arma da utilizzare per umiliare le donne è un gran pezzo di merda. Se poi al pensiero fa seguire l'azione diventa anche un delinquente, Senza se e senza ma.”

Un signore (che era tra quelli che sostenevano che non vale la pena di soffermarsi troppo sul linguaggio usato e sarebbe meglio concentrarsi sui fatti ) ha commentato

“Annalisa...tu esprimi concetti ovvi e totalmente condivisibili.
Come è ovvio che in un confronto tra persone civili non si debba scendere a violenze verbali. Ma se uno ti dice...possa tu morire ammazzato...zoccala...possa essere stuprata...ti possa prendere un cancro...ti possa cadere l'uccello...sto frocio di merda...spesso lo fa solo per offendere e per far incazzare la controparte..”

Io  penso invece  che dovrebbe essere ovvio e condivisibile ma forse , purtroppo, temo che tanto ovvio non sia.
Il problema non sta nell’offesa, anche se sarebbe preferibile quando si commenta un fatto ( e quindi la risposta di pancia non può essere giustificata dal coinvolgimento immediato) riuscire a trasformare l’emozione in ragionamento, ma sta nella scelta dell’offesa.
Perché le offese per essere tali, ovvero soltanto sfoghi di rabbia, non devono trovare riscontro nel proprio pensare.
Mi spiego meglio.
Io posso urlare, mentre sto litigando con una persona sana, “speriamo tu muoia” ( facendo solo la figura del becero) ma non posso fare la stessa cosa indirizzata a un malato di cancro (perché lì non sto utilizzando soltanto una brutta parola ,ma vado a toccare qualcosa che può realmente avvenire e che riguarda da vicino il mio interlocutore).
Se facessi una cosa del genere non sarei più soltanto maleducato, sarei anche crudele.
Per la cronaca ieri ho visto un breve filmato dove la Guzzanti (Sabina) faceva la parodia di Oriana Fallaci e ironizzava sul suo cancro. A me Oriana Fallaci non piaceva, neppure i suoi libri mi piacevano, ma la Guzzanti mi ha fatto veramente cacare, perché per pensare che quella crudeltà  facile e gratuita possa far parte della satira bisogna essere fatti soltanto di boria, cattivo gusto e tanta demenza
Credo che le offese siano tali quando sono generiche e affibbiabili a chiunque,( mi riferisco a parole come “pezzo di merda”, “vaffanculo” ecc, ad esempio)  ma altre, tipo “ ti manderei a Auschwitz” rivolte a un ebreo , “o speriamo ti stuprino” rivolte a una donna   sono invece qualcos’altro.
Io  ho una figlia di origine rom, adottiva.
Nel corso dei pochi litigi furiosi che abbiamo avuto m’è capitato di dirle “Se ti fai bocciare un’altra volta sei una stronza che non ha voglia di fare una sega” ma mai mi son venute alle labbra parole come “ Si vede che sei zingara perché non hai voglia di fare una sega” o “Ti sei sbronzata perché  ce l’hai nel DNA  e sei uguale al tuo babbo naturale”.
Non ho mai utilizzato quelle parole non perché abbia dovuto mediare tra la mia voglia di usarle e il mio dispiacere di mamma nel sapere che le avrei fatto del male, non le ho mai usate perché dentro di me non ce le ho proprio , e non avendocele non possono saltar fuori neppure nell’immediatezza dell’ira.
Invece ad alcuni uomini viene “naturale” pensare alla propria fava come a un corpo contundente e  al rapporto sessuale come a un atto di violenza.
E questo mi dà da pensare.
In fin dei conti le parole sono l’espressione verbale dei nostri pensieri, e a parole cattive corrispondono per forza pensieri cattivi.
Mentre sono nella diretta di un litigio urlare “ stronzo speriamo tu caschi e ti rompa una gamba” è maleducato ma non è pericoloso perché mi limito a esprimere in modo volgare il mio brutto desiderio di ripagarti del male che mi stai facendo augurandoti altro male .
Se invece ti urlo “ti tromberei nel culo” esprimo ugualmente il mio desiderio di ripagarti col male, ma significa anche che al “trombare” do una connotazione negativa. Ancora peggio se aggiungo “ti farei scopare dal capo dei rom!” perché oltre ad associare all’atto sessuale un’idea di violenza esprimo anche il mio razzismo sottintendendo che essere trombati da un rom è ancora più spregevole.
Se così non fosse, cioè se per alcuni maschi il trombare una donna, (non con una donna infatti ) non avesse una valenza di male non verrebbero usate certe espressioni per esprimere la rabbia
Mica si va a dire, per offendere qualcuno,  "ora ti invito al ristorante e ti faccio mangiare il salmone," no?
Eppure , se non ricordo male , trombare dovrebbe essere piacevole almeno quanto farsi una bella mangiata!

Durante i miei maleducati litigi  tra le tante parolacce che ho usato non ho mai detto a un uomo “ ti prenderei a colpi di topa” o per fargli spregio “ora mi metto a pecora e ti invito a sodomizzarmi.”
Gli uomini invece questo linguaggio lo usano spesso, e manco se ne accorgono.
E purtroppo la naturalezza con cui ormai si umiliano le donne travalica anche il mero campo dell’offesa, e purtroppo non riguarda più neanche i soli uomini
La sera quando Fabrizio smette di lavorare e va a fare le sue suonatine al pianoforte guardo spesso “L’
Eredità” . Sovente alle concorrenti che dicono di essere in procinto di sposarsi ,Carlo Conti  rivolge un amichevole “auguri e figli maschi” e  a quelle già sposate chiede “ Ma com’è questo marito? È bravo, ti aiuta nelle faccende di casa?”. Le concorrenti sorridono tutte soddisfatte.
Io invece sento un’enorme tristezza: speravo fossero finiti i tempi in cui la fica veniva scambiata per una presa  di corrente per gli elettrodomestici, o peggio ancora, per il ricettacolo delle peggiori aberrazioni maschiliste.
Non imputo certo al movimento 5 stelle questa vergognosa visione della donna.
Gli anni ottanta hanno dato il colpo mortale ai pochi passi avanti che le donne e gli uomini avevano fatto rispetto alla liberazione sessuale. I vent’anni di Berlusconismo pure.
Quello che imputo al movimento 5 stelle , che si vuole presentare come “il nuovo”, è che non trovi abominevole un linguaggio così.
Grillo conosce bene i fenomeni della comunicazione, della propaganda, non posta certi argomenti a caso, o per errore.
La maggior parte dei suoi seguaci purtroppo non è però capace di criticarlo o di dissociarsi.
Purtroppo spesso anche i più democratici tra loro rispondono alle accuse di machismo che gli vengono rivolte giustificandolo: “ non è mica responsabile lui di ciò che scrivono i suoi simpatizzanti” oppure spostano il discorso puntando il ditino sulle pecche degli altri “ e allora che dire dei deputati PD che… o di SEL che…”
Questa per me è la colpa grave di chi crede nel movimento.
Per questo (ovviamente non solo per questo) in alcune mie note precedenti ho parlato di deriva totalitarista.
Ho parlato inoltre di propaganda perché questo è il modo di comunicare di Grillo: si prendono argomenti di facile presa , che nascono dal malcontento popolare, e si fanno passare per assunti indiscutibili. Non ultimo quello sul decreto banche e IMU.
Non entro nel merito della legge perché onestamente non ho abbastanza conoscenze di economia per valutare se sia stato un regalo o meno alle banche . Io, ad esempio, dopo aver letto vari articoli, come questo:
http://www.ilpost.it/2014/01/31/banca-ditalia-quote-proprieta/

O questo:
http://www.europaquotidiano.it/2014/01/31/ecco-le-tre-bugie-dei-grillini-sul-decreto-bankitalia/

Qualche domanda me la sono posta.
Onestamente sul web avrei preferito che gli esponenti del movimento avessero discusso , spiegato, risposto ad alcuni interrogativi sollevati da questi articoli, invece di dare per scontato che il decreto e la ghigliottina usata dalla Boldrini per farlo passare fossero un regalo di sel al governo in cambio di farsi spostare la percentuale minima nella legge elettorale. Per me 'propaganda' è quando si parte da un mal di pancia comune, (la gggente odia le banche  e il governo ) e  lo si trasforma in un dogma “il governo fa un regalo alle banche” che pochi avranno voglia di mettere in discussione, di chiedersi ma è davvero così, perché avrà soddisfatto il malessere della loro pancia.  Poi magari può risultare vero che è una legge di merda, ma mi piacerebbe che le valutazioni in merito fossero suffragate da argomenti, non da battutacce alla Grillo e da illazioni.
Sono sicura che all’interno del movimento 5 stelle vi siano persone oneste, che hanno voglia di lavorare davvero, ma proprio per questo non capisco perché non si rendano conto che stanno prendendo una direzione sbagliata non dissociandosi da chi fa le liste di  proscrizione di quei giornalisti che osano criticarli, da chi brucia il libro di Augias o scade nell’offesa personale anziché nell’argomentazione. Soprattutto perché continuano a rispondere ad ogni critica spostando su una critica agli altri , utilizzando lo stesso metodo sciocco di chi giustifica i campi di concentramento dicendo “e allora le foibe?”

3 febbraio 2013