sabato 14 dicembre 2013

Perché ho scritto "andate mo' a cagher"

Quand’ero una ragazzina, sull’autobus n 2 che ero solita prendere per andare in centro , alla fermata dopo la mia  spesso saliva un signore che allora mi appariva anziano. . Non si sedeva mai, stava aggrappato al corrimano vicino all’autista, e imperterrito dava il via a una lunga litania di recriminazioni. In questi giorni mi vedo un po’ così. Una signora grassa gonfia di malumore. “ho l’umanità in gran dispetto”
Questo pensavo
Il disamore generico, che mi fa somigliare all’omino del pullman, è scoppiato quando, passando da Lucca, ho incontrato un gruppo di persone, fornite di bandiere italiane, che facevano blocchi stradali per protestare contro la crisi e una classe politica corrotta .
Anzi,contro la classe politica corrotta, perché non facevano distinzioni di sorta, in quel loro credo, o dogma, dove alla parola politico si associa inequivocabilmente la parola ladro.
Ladri da mandare tutti a casa.
Questa l’origine del mio malumore, del bisogno incombente di mugugno.
Non mi piaccio quando sono così, pronta a litigare con chiunque, Spiffi il cane compreso, non voglio somigliare all’omino del pullman.
Per trovare pace e sorriso ho guardato fuori dalla finestra , montagne, neve e anche il sole.
Ho guardato anche il web. Mi sono imbattuta in articoli , analisi , dichiarazioni che mi hanno fatto incazzare ancora di più, ho deciso di scrivere.
Non è una analisi politica, né tantomeno sociologica, non ho sufficienti strumenti né tanto meno capacità intellettuali per farlo, è solo il tentativo di spiegare cos’è che mi turba, e tanto, in questi giorni.
Sono madre di una ragazza rom, marroncina di pelle, e tremo ogni qualvolta vedo lo sventolare del nostro(?) tricolore. Questa la tristezza da madre.
Ma non solo.
Ho letto diverse opinioni sul movimento dei forconi, compresa quella di guido viale che un tempo stimavo assai e quella di infoaut, ad esempio, che mi hanno fatto pensare (male) e innervosire molto.
Non voglio rubare una frase che è di mio fratello, ma vorrei davvero risposte complesse.
Non basta, non basta a me, che una protesta sia espressione di un disagio reale e condiviso, per farla diventare “giusta” , anzi SACROSANTA (che parola pericolosa!) al di là delle forme e dei metodi che assume.
Anzi, torno a ribadire che se spesso la forma è sostanza, in politica lo dovrebbe essere sempre. Così come non mi fiderei di un politico che parlasse di pari diritti tra i sessi mentre tocca il culo alle donne o urlasse “frocio di merda “ a un gay, non mi fido di un movimento che ha tra i suoi fondatori uno che fa dichiarazioni antisemite e tra i suoi seguaci anche esponenti della destra più estrema (per cui razzista e violenta).
Per me è sufficiente quello per farmi capire che non basta esprimere un disagio per essere dalla parte dei “giusti”, o per aver “ragione”, ma che quello che rende legittima una protesta sta proprio nel modo in cui si sceglie di esprimerla.
Sui massimi principi non è difficile trovarsi tutti d’accordo.
Anch’io voglio che tutti abbiano una casa, un lavoro, il diritto allo studio, alla sanità, ecc. È dalla rivoluzione francese che ormai son pochi quelli che non condividono “libertà uguaglianza e fratellanza”, eppure guerre ce ne son state  nei secoli che son seguiti, e anche stermini e regimi totalitari.
Allora si torna lì, non sono i massimi principi , bensì il metodo che si intende usare per perseguirli , a fare la differenza.
A me piace la democrazia. Come diceva Bobbio, con tutti i suoi limiti, la sua perfettibilità, la trovo comunque il sistema migliore di governo, per cui col cazzo che sono d’accordo con" tutti a casa". A casa i ladri, o i delinquenti, ma i politici non sono tutti così, e stava a noi, esercitando il diritto di voto, decidere chi poteva governarci e chi no.
Invece son stati proprio gli stessi movimenti  che inneggiano alla rivolta , qualunque essa sia, a sputare per primi su quel nostro diritto al voto che tanto era costato riuscire ad ottenere . (Se si pensa che le donne in Italia hanno avuto il diritto di voto solo dopo la seconda guerra mondiale!)
Si inneggia alla rivolta dicendo che al di là delle infiltrazioni mafiose e le derive populiste (ma come si fa a dire al di là?, mica son quisquilie e bazzecole) perché finalmente il popolo vuol partecipare. E invece io dubito.
Non credo che questo generico popolo voglia partecipare. Avevamo uno strumento di partecipazione meraviglioso, che era non solo il voto, ma anche poter partecipare ai consigli di quartiere, alle assemblee cittadine etc, fino ad andare a vendere i giornali porta a porta per poter ragionare coi nostri concittadini e non ne abbiamo approfittato. Anzi, c’ha fatto abbastanza ripugnanza farlo. A nostra giustificazione portavamo il tanto a che serve , loro son tutti uguali. A parte che non credo sia vero, ( la sanità pubblica in toscana  non sarà perfetta ma sicuramente è abbastanza buona,) comunque mi chiedo, se “loro son tutti uguali” noi invece come siamo? E quando l’onestà che ci attribuiamo in quanto comuni cittadini si trasforma nel mangia mangia dei politici? Se mandiamo a casa indiscriminatamente tutti i politici, chi mettiamo al loro posto? Ci andiamo noi, la gggente qualunque, ma cosa ci assicura che noi siamo così diversi da loro che quando da comuni cittadini diventeremo a nostra volta politici saremo esenti dalla furfanteria?. Questa distinzione “noi loro” non è una cazzata, ci si son basate da secoli tutte le civiltà, noi siamo buoni, loro cattivi, e giù con le guerre.
Allora forse invece che tutti a casa dovremmo imparare a distinguere tra chi fa politica con onestà, ricordandoci comunque che politica è anche capacità di mediare , e chi no. Partecipare, appunto, scegliendo, proponendo, controllando.
Invece in molte dichiarazioni di questi del “movimento” sento dire che son anni che non votano,che non si occupano di politica. Allora scopro che il mio giramento di palle, che mi fa “bofonchiare come l’omino del pullman” sta proprio lì.
Questi non vogliono partecipare, vogliono visibilità.
Abbiamo barattato la fatica del partecipare (di esserci quindi) facendo politica attiva , con l’acquisto e il consumo, perché  il possesso di determinati beni  ci dava l’illusione non tanto di esserci, ma di essere visibili. Venendo a mancare le  possibilità economiche  cerchiamo visibilità scendendo in piazza, urlando tanto più forte quanto più i si avvicinano le telecamere
Con questo non voglio dire che la rabbia di chi si ritrova a 50 anni senza lavoro non sia legittima o sia una cosa da sottovalutare, dico solo che le forme che prende questa rabbia quando non mi appaiono sterili mi sembrano molto pericolose.
Anche la rabbia del popolo tedesco,piegato dagli accordi di pace dopo la prima guerra mondiale, era legittima, ma non credo si possa ritenere legittimo l’odio contro gli ebrei che è stato il facile catalizzatore di quel malcontento . 

14 dicembre 2013

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