venerdì 31 gennaio 2014

Il mio babbo le chiamava "le cacciate"

Le cacciate sono le situazioni in cui, con la scusa di onorare qualcos’altro, si fa in modo di mettersi in mostra, anzi,si cerca di far bella mostra di sé a scapito degli altri.
I matrimoni per esempio.
Ufficialmente siamo lì per gli sposi ma in realtà indossiamo l’abito migliore, se siamo fortunati possiamo esibire anche  la macchina nuova, baciamo sulle guance i conoscenti sfoggiando un sorriso che riguarda solo la bocca e mai arriva agli occhi perché in realtà non ce ne importa un cazzo di  festeggiare l’altrui felicità, anzi! L’unica cosa che ci interessa davvero è poter scoprire che gli altri sono invecchiati un po’ peggio di noi , sono stati un po’ più sfortunati e soprattutto sono ingrassati così tanto che quasi non  si riconoscono più. Le “cacciate” servono per poterci sentire“ganzi” , anzi più ganzi, perchè la cacciata è tale solo se permette un confronto tra noi (che siamo meglio) e loro (che fanno proprio un po’ cacare)
Babbo diceva che i  funerali erano il top della cacciate  perché rispetto a chi in vita non è più  si è sempre vincenti: per sentirsi meglio  di un morto basta poco, è sufficiente essere vivi e non importa se la nostra vita è grama
Dopo una cacciata anche i più tristi tra i tristi riescono a tirare un sospiro di sollievo e possono dirsi  “o però  la mia vita non fa poi così schifo guarda la loro quant’è peggio!.”
Questo diceva il mio babbo  parlandomi de“le cacciate” , una parola che mi ero quasi dimenticata, e che solo stamani  mi s’è di nuovo affacciata alla mente.
Stavo guardando un video sulla lite tra Speranza e Di Battista, e mica ero troppo felice.
Un mal di testa persistente mi aveva svegliato prima delle sette di mattina e poi niente caffè a letto , o meglio, il caffè a letto lo stavo bevendo, ma me l’ero dovuta fare da sola perché Fabrizio era via per lavoro.
Insomma guardavo quel video e mi sentivo estranea a questo mondo.
Un po’ come quando viaggio sull’autostrada a novanta all’ora e tutti mi sorpassano, camion compresi, e allora  mi chiedo “ ma che cazzo ci faccio io che odio la velocità, su questa strada qui?.
Di Battista litigava e urlava “Figli di puttana Eva a chi?” facendo  la figura del bischero ancora più del solito. Ho provato a giustificarlo: nella foga del litigio , (io lo so bene) è difficile non scadere nel ridicolo delle parole, delle frasi sbagliate. Poi però il video proseguiva e si vedeva Di Battista girarsi verso la telecamera che lo stava riprendendo e allora staccava totalmente dalla sua ira e  si rivolgeva  a “noi cittadini” con tutt’altri toni ed argomenti.  
Mentre mi chiedevo da dove gli venisse tutta quella schizofrenia all’improvviso m’è venuta in mente la parola “cacciata” Ecco, la schizofrenia non c’entrava nulla,  e neppure una visione distorta della politica, mi sono accorta che ero semplicemente di fronte a una “cacciata”.
Di Battista stava recitando una parte
“Mi stai toccando?” Urlava contro Speranza che gli aveva messo una mano sul braccio,, “mi hai chiamato figlio di puttana eva?”
Doveva far capire ai suoi spettatori che lui era l’aggredito, la vittima, quindi il buono e l’altro l’aggressore cattivo, quindi si poteva pure strafottere  che “figlio di puttana eva” fosse una frase completamente priva di senso perchè era sufficiente che servisse allo scopo: doveva stabilire la linea di demarcazione  tra lui e l’altro, dove lui era il bravo e il  giusto e l’altro il cattivo.
E proprio grazie a quella sua appartenenza ai Buoni e  Giusti (decisa da lui ma fatta passare come una verità universale) poteva quindi arrogarsi il titolo di unico vero portavoce dei cittadini,  ovviamente anch’essi buoni e giusti per antonomasia, in culo al fatto che tra i cittadini ci siano anche coloro che inneggiano alla pena di morte o  quelli che preferirebbero usare come cavie da laboratorio i pedofili o i politicanti ladri anziché i topi.
Quella di Di Battista era una cacciata perché la motivazione ufficiale della sua battaglia era fasulla, le sue idee non c’entravano più nulla,le divergenze politiche neanche, erano solo una scusa per portare avanti l’unica cosa che gli premeva davvero : poter trarre consensi dimostrando quanto lui fosse bravo, e non per merito delle sue idee e delle sue azioni ma nel confronto con gli altri.
Insomma una metodologia alla Marco Travaglio, dove il sorrisino ironico, la battutina cinica e ll'ingiuria sull’altro prendono una valenza che non dovrebbero avere, quasi come se ormai avessero preso il posto del ragionamento. Le idee non si formulano più  con argomentazioni confutabili bensì trovano la loro forza nelle opinioni personali e negli sberleffi sarcastici.
Per questo non mi piace la politica grillina, e faccio fatica a definirla politica, perché chi chiama il compromesso inciucio (e la democrazia non si dovrebbe vergognare di cercare un compromesso tra parti contrapposte) secondo me farebbe meglio a stare zitto.
Guardavo Di Battista e pensavo che se non mi stesse così sul cazzo mi farebbe anche pena.
Vedevo un bimbo triste col ditino puntato “io sono un giusto e i cattivi sono loro.”
I grillini mi fanno quell’effetto lì.
Bimbi che vogliono essere bravi, ma senza durare la fatica di esserlo davvero , e allora confondono il loro merito con la capacità di denigrare gli altri.
Mamma guardami, accorgiti di me, lo vedi che sono stato bravo.
E infatti Grillo ieri, come una madre tra le peggiori madri ha detto “devo andare a Roma, a baciare i miei ragazzi, che si stanno comportando da eroi”. (le madri cattive usano i baci come se fossero premi)
Questi ragazzi, come i peggiori figli delle peggiori madri , si sono assunti il ruolo di giustizieri buoni e si incoronati da soli rappresentanti dei cittadini.    (Non miei, che per fortuna da cittadina mi son trasformata in una montanara testa di legno  ) 
Per questi ragazzi bisognosi di approvazione le idee non contano più nulla, rinfacciano agli altri politici di non fare il loro lavoro e di essere lì soltanto per rubare soldi e vantaggi e non si accorgono che anche loro stanno lì per tappare il buco che hanno nell’anima, per la loro necessità di sentirsi meglio degli altri e per l'insanodesiderio di essere visti sperando di brillare nel confronto e si son scordati che invece dovrebbero lavorare. Forse ai Di Battista e amici sfugge che si scende in politica  per fare politica e non per “le cacciate”.
 Se delle “cacciate non riescono  proprio a farne a meno , (se la loro vita è davvero tanto triste) forse è meglio che tornino a farle ai funerali, dove il confronto coi morti è più semplice e meno caciaroso e  così  non solo farebbero meno danni ma magari potrebbero anche contribuire a far cadere  in disuso la moda triste di applaudire di fronte ai feretri.

31 gennaio 2014

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