Stamattina ho letto questo:
Io Alessandra contro la vivisezione nonostante il tumore. http://sbarellababyanimals.com/2014/01/02/io-alessandra-sono-contro-la-vivisezione-nonostante-il-tumore/.
Ho avuto la sensazione che una palla di peli e polvere mi si fosse depositata tra l’esofago e lo stomaco.
“Che c’hai?” Mi ha chiesto Fabrizio che sa riconoscere al volo i miei stati d’animo.
“Mi sento male” Gli ho risposto sperando che mi proponesse una visita dal dottore, in modo da poter ribattere con una delle mie frasi astiose che, a seconda dell’umore, possono spaziare da un quasi pacifico “non ci penso neanche, di ospedali ne ho visti anche troppi” al “non sono mica una fighetta come te che a ogni pisciata di ragno va a farsi visitare”
Cercavo di provocare un bel battibecco mattutino per poterci convogliare tutto il mio malumore
Ma Fabrizio è un uomo intelligente e poi mi conosce bene così mi ha fregata
“ Vado a farti il caffè” Mi ha sorriso.
Sdraiata nel letto, col caffè in mano, mi son trovata costretta a dirmi la verità: il fatto che da diversi giorni non stessi bene non aveva niente a che vedere con la palla di peli che mi soffocava la gola.
Il mio malessere era sbucato fuori mentre leggevo quell’articolo.
Anzi, mentre leggevo i commenti che seguivano l’articolo.
Da quando alla com- passione abbiamo sostituito la parola (parolaccia?) buonismo, la compassione è diventata rara quanto il rinoceronte nero africano, o forse anche più
Di quello che sostiene la signora Alessandra io non condivido manco una parola e leggendola sicuramente m’era sorta sul viso quell’espressione che i miei amici intimi chiamano “faccia pacinottiana”: testa leggermente flessa a sinistra, bocca come una linea dura e occhi un po’ più stretti del solito. Un'espressione che accompagna lo stridio di pancia (io non ho l’anima quindi tutto mi si deposita lì) che provo quando leggo certe cose.
Io ero sola nella mia camera, e da soli si può sparare merda su chiunque,basta che tutto rimenga rinchiuso lì, però non si devono scrivere cattiverie pubbliche a una persona specifica.
Parlo di cattiverie, non di critiche , che quelle son legittime, soprattutto quando uno rilascia un’intervista o divulga una propria opinione.
Nei commenti che ho letto c’erano frasi come:
“ma Vegetariana da 15 anni e vegana da 5...come ha fatto ad ammalarsi di tumore? Loro non sono immuni alle malattie? XD
"..Ma questa quando dice che la sperimentazione non serve a nulla, lo sa cosa hanno usato per curarla?? Ma stiamo scherzando? E quando asserisce che non vogliono trovare la cura per il cancro....mio Dio...Sarà anche malata, ma le tirerei un ceffone colossale..."
"Mah.. io in realtà sono fatalista. Ho sempre pensato che mi dovesse venire il tumore , come penso anche che se non sono morta non sarei morta comunque, e non per i veleni che mi hanno messo nel corpo." Sparati goldona.
È buffo, anch’io mentre leggevo le dichiarazioni di questa donna giovane e malata pensavo che stesse dicendo delle gran cazzate, eppure quei commenti m’han fatto orrore più delle sue opinioni.
Forse perchè io sono buonista, o forse sono una povera ipocrita ma d’una cosa sono sicura:
Il cinismo mi fa cacare.
Non capisco come si possa aver voglia di inveire contro una persona che soffre.
Non penso che la sofferenza nobiliti, anzi, spesso quando la sofferenza va a picchiare su basi insicure ci rende peggiori, (anche mio padre che era un’ottima persona quando divenne cieco perse buona parte della sua allegria e se la morte non l’avesse colto prima, probabilmente si sarebbe trasformato in un vecchio cupo e insofferente)
Penso però che ci siano delle regole che vanno rispettate: non si lascia il fidanzato il giorno di Natale, non si grida a uno zoppo "o zoppo!" e non si deve picchiare mai su chi è più debole.
C’erano mille modi intelligenti per rispondere alle dichiarazioni di quella ragazza, bastava portare argomenti che controbattessero le sue opinioni e invece molti hanno preferito lo sberleffo sulla persona.
Mentre leggevo i commenti che seguivano le dichiarazioni di Alessandra immaginavo quei commentatori dalla battuta arguta e in testa mi sorgeva una domanda "Ma che male vi ha fatto la vita per esservi scordati della com-passione, per farvi dimenticare che state sparando addosso a una persona malata?"
Anch'io leggendo l'articolo avevo provato fastidio , ma il fastidio per le sue parole era sovrastato dalla com-passione per la sua malattia e il dolore che l’ha accompagnata.
Questa compassione non mi ha certo portata a darle ragione, tutt’altro, mi ha piuttosto fatto nascere immediato il desiderio di non darle addosso.
Io che sono senz’anima, così portata all’urlo becero e alla bava alla bocca ,non ho dovuto ragionare per fermare la mano che le avrebbe volentieri tirato lo schiaffo, né per impedire sempre a quella stessa mano di scrivere “ah ah cretina, perché non ti sei curata con il miglio?” perché quei desideri appena mi si affacciavano in mente non riuscivano a nascere, si abortivano da soli nel leggere della sua età o della sua sofferenza per la malattia.
Quando il cancro capitò a me fui molto fortunata: Fabrizio, mia figlia Titta e mio fratello Gianni decisero che mi avrebbero accompagnato durante tutto il percorso della mia malattia.
La consapevolezza della facilità con cui ci può capitare di morire e anche le cure chemioterapiche (a cui mi sottoposi ben volentieri), mi rendevano molto fragile, esposta quasi inerme di fronte al dolore e ogni più lieve turbamento si trasformava facilmente in strazio. Loro capirono bene tutto questo e si trasformarono in scudo, erano la mia corazza.
Ricordo una volta che ero già prossima alla guarigione , Fabrizio era via per lavoro e Gianni mi accompagnò a fare la radioterapia. Non ricordo più i motivi ma io mi arrabbiai di brutto con mio fratello. Coi metodi pacati che mi contraddistinguono gli urlai contro le mie ragioni concludendole con qualcosa del tipo “e se sei così stronzo non ti voglio con me , ci vado da sola all’ospedale”.
Lui cambiò espressione del viso, gli venne la faccia dura, quella delle liti, ma riuscì a trasformarla subito in un sorriso “Non voglio litigare con te ", mi disse, "riprenderemo il discorso quando mi potrai dare due picchi”
Io ribattei dura e incazzata “ Sono malata, non sono mica cretina, posso litigare benissimo anche ora”
“Ma io no," rispose lui, "mi sentirei troppo merda se ti facessi sprecare energie per bisticciare con me. Adesso devi affrontare una battaglia ben più importante.”
Probabilmente anche mio fratello Gianni è un ipocrita buonista, aveva scelto in automatica che il bene per me valeva più di una sua opinione o del voler avere “ragione”. Eppure , se mai ne avessi avuto bisogno,è proprio quella sua capacità di provare com-passione che me lo ha reso sempre più fratello.
13 gennaio 2014
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